Io accetto totalmente l'essere umano, così com'è, perchè solo in questo modo si può trasformare.
Certo, io ti accetto così come sei, ma il mio accettarti non significa che devi rimanere come sei: la mia accettazione significa che comunque tu sia, io ti rispetto, ti amo....

Io sto tentando un metodo totalmente diverso. Ti accetto così come sei, ma questo non significa che voglio che tu rimanga come sei. Ti amo come sei, ma ti amo perchè in te hai un enorme potenziale, una possibilità infinita di crescita: basta solo un piccolo sforzo, e puoi diventare luce per te stesso. (Osho)

mercoledì 29 dicembre 2010

L’abbandono....parte I

"Oggi ho davvero esagerato e ti chiedo scusa! La mia umanità ha prevalso su tutto, sulla logica perfino, addirittura sulla possibilità assolutamente valida che tu non avessi voglia di uscire perchè stanco da una giornata pesante.

D’altro canto non è un periodo facile nemmeno per me. La situazione di mia madre mi ha totalmente sconvolto, ho paura di perderla…per sempre...

Credo che la perdita delle persone care sia il punto focale di tutta la situazione. Ho fatto di tutto un unico pensiero: perdere lei, perdere te, importanze diverse, ruoli diversi ma sempre due persone care due persone che amo nella mia vita.

Quando ti sento parlare di partire e penso che non potrò vederti più mi si stringe il cuore e mi manca l’aria al pensiero che tu sia così lontano da me.

Quando penso che potrei perdere mia madre mi manca il respiro e non so che fare....mi sento impotente...cosa posso fare io davanti ad un male incurabile?

Certo problemi e situazioni diverse ma si tratta sempre e comunque di perdere una persona importante...anche se il peso è diverso...

Sono una pazza mi rendo conto: vivermi l’abbandono perchè non esci e me lo avevi promesso è folle, ma ti chiedo scusa per questo. Volevo solo stare un po’ con te…"



...Questi sono pensieri notturni, scritti a maggio dopo una litigata telefonica...dopo una situazione banale, dopo una piccolezza che mi ha fatto vivere l'abbandono, dopo aver provato a capire a cosa fosse dovuto il mio disagio...perchè ci viviamo l'abbandono? perchè ci sono momenti in cui basta così poco per farci sentire insicuri? cosa scatta dentro di noi?e soprattutto, perchè attribuiamo agli altri la responsabilità di un vissuto di abbandono?


E allora in questi giorni di grandi riflessioni, di litigi e di discussioni ancora incomplete, di vaffanculi vari ed eventuali, in questi giorni di analisi e liste: positivo/negativo, mi trovo a scrivere un pezzo, notturno ovviamente, su un tema molto in voga in questi ultimi anni:


L’abbandono


Mandiamo a monte rapporti, amicizie, famiglia e relazioni per l’abbandono. Ci viviamo questo disagio come se fosse una situazione importantissima. Perchè ciò accade?

E soprattutto perchè questo accade a noi adulti??… dovremmo aver superato da tempo la paura di perdere le persone care, la paura di venire abbandonati, la paura di non valere abbastanza agli occhi di un’altra persona sia essa compagna, amica, sorella o madre.

L’abbandono e la paura dell’abbandono riguardano l’infanzia. Il bambino teme l’abbandono perchè la sua vita dipende dalla madre, l’essere umano emotivamente più vicino e capace di salvaguardarne l’esistenza, con cibo, acqua e affetto.



Ma da adulti cosa ci fa sentire come se fossimo creature indifese?

Razionalmente questa situazione non esiste. Razionalmente ognuno di noi sa di essere indipendente, e di poter garantire a se stesso la propria incolumità. Allora quali altri fattori entrano in gioco?

La conferma. Di essere importante per qualcuno, di essere indispensabili a qualcuno, di sapere che – così come noi dipendiamo emotivamente da questa persona – esiste nel mondo qualcuno che dipende emotivamente da noi. Ci fa sentire importanti, ci fa stare bene, ci conferma appunto di avere un ruolo di rilievo nella vita delle persone che amiamo.

Non so dire se questo sia un bene o un male.

Sicuramente ci crea dipendenza, e la dipendenza di per se non è mai qualcosa di positivo, perchè crea automaticamente insicurezza e paura, ci crea dei bisogni fasulli e ci fa sentire vulnerabili. La paura dell’abbandono ci fa sentire vulnerabili e dipendenti.

Chi di noi in fondo non è stato mai abbandonato? Da una moglie, da un marito, da un compagno che ci aveva promesso amore eterno, dall’amico del cuore e spesso dalla famiglia. Il più delle volte veniamo abbandonati senza una vera ragione, senza un motivo valido, senza una spiegazione immediata e ci comportiamo come se il mondo ci crollasse addosso, si chiude una relazione e noi non riusciamo a sollevarci, ma cadiamo sempre più giù, diventiamo tristi, dubitiamo di noi stessi e siamo certi di non meritare un destino di gioia e felicità. Ma ovviamente non è una cosa reale. E’ solo una sensazione data dalla paura. Paura di non essere adeguati, paura di non essere all’altezza, paura di non essere abbastanza forti.

Come fare per superare tutto questo?

Credo che la vera soluzione al problema sia rendersi conto di essere unici. Non solo nel senso dell’unicità, ma più che altro nel senso della individualità. Rendiamoci conto che qualunque legame noi stabiliamo all’esterno di noi, quello più forte e che ci tiene ben ancorati su questa terra è il legame che stabiliamo con noi stessi. Sono le certezze che ci rendono stabili. E ovviamente non mi riferisco alle certezze materiali. Sono le certezze di una individualità che ci fanno stare in piedi da soli, senza bisogno di punti di appoggio, senza una relazione stampella per tirarci su e per sostenerci. Le certezze di una indipendenza mentale, della capacità di organizzare la propria vita e le proprie giornate indipendentemente dall’amico, dal fidanzato o dalla famiglia. La certezza di poter trascorrere le giornate da soli e avere sempre qualcosa da fare, senza annoiarsi, senza ripiegare su un supporto esterno. Questo è essere adulti, indipendenti, questo è reggersi sulle proprie gambe. Se si è in grado di fare questo, allora si sarà in grado di costruire una relazione adulta, non una basata sul ricatto emotivo e sulla dipendenza. Ci si incontra come individui ognuno dotato del proprio zainetto di esperienza e si decide, autonomamente, di mettere a disposizione dell’altro il contenuto dello zainetto. Di condividere le esperienze, di condividere le emozioni, di condividere la propria individualità. Questa è una relazione adulta, quella dove non ci si appoggia all’altro, ma semplicemente si cammina uno accanto all’altro, ci si aspetta lungo il cammino, si parla quando si incontrano delle difficoltà, si condividono i momenti belli e quelli brutti.

Quando saremo in grado di costruire la nostra individualità, allora saremo in grado di condividerla con un altro individuo per costruire una relazione vera, stabile, in grado di crescere e fortificarsi nel tempo, non una relazione dipendente di due individui che prendono l’uno dall’altro, ma una relazione in cui ognuno da e riceve dall’altro, ciascuno in base al proprio zainetto di emozioni e di esperienza...


il cielo è sempre più blu....ma il mio cielo è a colori!


Mi capita e mi è capitato e chissà... sono certa che capiti anche a voi, di immaginare la mia vita, da vecchia signora, con i capelli bianchi e tanta vita vissuta alle spalle...mi vedo lì, in una casa di legno, un cottage, con un bel giardino dove coltivare fiori profumati ed erbe aromatiche, con i miei gatti, con il mio computer, pieno di appunti e di pensieri notturni, di libri e di traduzioni, e di lettere d'amore e di canzoni, e di fotografie di amici e di amori di tutta una vita...


...mi vedo lì, su un dondolo nel mezzo del giardino, il sole mi scalda le mani e il viso, chiudo gli occhi e annuso il profumo del mare, e il suono della risacca mi accompagna, accompagna i miei occhi che guardano lontano e vedono il passato e il presente, i miei occhi ancora brillanti di gioia e di speranza, di felicità e di sogni, nonostante la mia età, nonostante il tempo da vivere non sarà eterno.

ma sono lì, seduta, con un libro in grembo e osservo il mondo che mi circonda, e ricordo....



mi ricordo...

mi ricordo di una bambina, con i capelli corti, che come una scimmietta giocava sugli alberi, saliva e scendeva da quell'albero in giardino, la porta di casa per noi piccoli, dal giardino lui si ergeva maestoso fino alla strada e noi lo trattavamo come un amico, conosceva tutto di noi e ci nascondeva tra i suoi rami,complice.


mi ricordo quella bambina che giocava come un maschiaccio a guardia e ladri, a pallone, e alla quale non piaceva fare la mamma, ma preferiva fare il marito, che va a lavorare e lascia moglie bambina e bambola a casa, mi ricordo quella bambina che non si faceva picchiare dai maschi ma diventava il capo banda e difendeva le bambine con le treccine e i vestitini ordinati. mi ricordo quella bambina che in un negozio di giocattoli ha chiesto a Babbo Natale una macchina della polizia.

mi ricordo quella bambina in una scuola fredda, dove gli altri bambini parlavano in modo diverso, dove la maestra credeva che lei fosse un animaletto, perchè viveva su un isola e non sapeva niente di questo "continente", mi ricordo quella bambina che ogni volta che doveva recitare a scuola le veniva la febbre per l'emozione, mi ricordo quando si sedeva vicino al lettino del fratellino per leggergli le fiabe, mi ricordo...quando la mamma e il papà litigavano furiosamente, quando quella bambina non capiva il perchè di tante parole urlate così forte...

mi ricordo quella bambina crescere, e amare un nonno meraviglioso e sempre presente, un nonno che raccontava mille storie e che parlava spesso con i gesti, mi ricordo quella bambina crescere, piena di entusiasmo, piena di felicità, quasi ingenua, sempre sorridente.

mi ricordo il primo bacio, dato sui banchi di scuola, anche in quell'occasione, prima di riuscire a dare il primo bacio la bambina era dovuta rimanere a casa, con la febbre, per l'emozione. mi ricordo ancora lui, e i suoi occhi che brillavano, ricordo ancora la sua gentilezza e le sue parole, la sua risata, e la sento ancora, dentro al cuore quando ci penso.


mi ricordo quella bambina adolescente e il primo vero bacio, umido, viscido, non proprio quello romantico che si aspettava...ma a quel bacio ne sono seguiti altri, decisamente più romantici, decisamente più emozionanti...

mi ricordo il primo amore, quello vero, quello che ogni volta che arrivavo correvo a casa sua per dirgli "sono qui, sono arrivata", e lui mi abbracciava forte e suonava la sua chitarra, e mi raccontava i suoi sogni. mi ricordo i primi tormenti del cuore, le prime ansie, le prime paure, le prime discussioni, un amore durato anni e mai dimenticato, mai perduto.

mi ricordo il grande amore, quello che ti fa palpitare, quello dei grandi gesti, quello delle canzoni di vasco urlate in spiaggia, quello dei lunghi viaggi in autobus per salutarmi al porto, quello senza futuro, quello che troppa paura di amare ci ha tenuto lontani e poi riavvicinati e poi ci ha fatto provare un'emozione unica, quella del "ti devo rivedere prima di sposarmi", un amore mai lasciato, un amore sempre vivo nel cuore, un amore che ha superato l'adolescenza ed è tornato negli anni.

mi ricordo la mia prima volta, mi ricordo che ho riso molto, mi ricordo un anello, mi ricordo l'idea di un sogno che però non era il mio, mi ricordo di aver abbandonato, di aver lasciato, di aver detto no...quanti altri no avrei detto nella mia vita.

mi ricordo il grandissimo amore, l'amore complice, quello di 7 anni insieme, quello della convivenza, quello dei progetti, quello delle paure, quello dei contrasti, quello della velocità, quello del percorrere la strada, la stessa, ma a velocità troppo diverse per poter andare avanti insieme. l'amore che è diventato una grande e meravigliosa amicizia. e poi mi ricordo l'amore oppressivo, quello del ti voglio a tutti i costi, quello della paura, quello delle urla, quello della persecuzione, quello della violenza. quello della nausea e della luce accesa di notte, quello che ti chiudi a chiave dentro casa, quello che non rispondi al citofono. quello della lontananza da tutti gli uomini perchè la paura era troppo forte. quello del non riuscire a dare più niente perchè totalmente svuotata dalle emozioni, totalmente svuotata da me.

e poi mi ricordo l'amore invincibile, quell'amore che ti restituisce la fiducia, quell'amore che si avvicina piano, come ad un gattino impaurito e ferito, quell'amore che ti accarezza lentamente, quell'amore che ti fa sentire il calore di un abbraccio e che ti riporta a casa, di notte, che ti accoglie a piedi nudi, che ti guarda e ti stringe forte e non vorrebbe lasciarti mai. mi ricordo quell'amore che va via, quello che piange, quello che lascia, quello che lentamente dimentica, quello che non parla più, quello che ti raccontava tutto e ora c'è freddo, mi ricordo quell'amore spaventato, impaurito, dalle emozioni, un amore che va via e non tornerà, un amore che non si sa come finirà, un amore pieno di speranza e di sogni...

mi ricordo...

mi ricordo un cuore che batte forte, il mio. un cuore che ha provato mille emozioni e che si è innamorato sempre, un cuore che crede che l'amore sia il dono più grande e vuole amare ancora, anche se vorrà dire soffrire, anche se non si sa come andrà a finire.

e ora il ricordo di me, seduta sul dondolo, in mezzo ad un giardino pieno di fiori ed erbe aromatiche, con un libro in grembo, che annuso l'aria che profuma di mare, io seduta lì, sola, in mezzo al mio cuore, in mezzo ai miei pensieri notturni, ai miei libri, alla mia vita, io sola in mezzo ai miei ricordi....ma negli occhi sempre la stessa fiducia, la stessa speranza, lo stesso amore, la stessa forza, negli occhi e nel sorriso ancora io...


L’amore è gratis….i diamanti no!

Reimpossessiamoci della principessa che vive dentro di noi. Smettiamola di abbandonarla ogni volta al suo destino, senza minimamente curarci della sua sofferenza. Parlo con voi maschietti, certo, ma soprattutto con le principesse protagoniste di questa storia. Una storia che ci dice di svegliarci, e di rimetterci ai piedi le scarpette di cristallo, rivestirci con quella gonna di chiffon, e iniziare a credere che siamo principesse e come tali andiamo trattate.

Basta con questa sottomissione, basta con questo dare e dare e dare senza mai chiedere niente in cambio, basta con gli occhi da cerbiatta e con l'adulazione di questo maschio centrato solo su di se e opportunista che più noi diamo, più prende senza farsi troppe domande tipo: quanto merito io tutto questo???

Se noi gli diamo lui prende. Non è tenuto a chiedersi il motivo del nostro dare, lo sarebbe, ma non lo fa....perchè rischierebbe di non trovare una risposta ragionevole e plausibile....Queste domande però non dobbiamo evitare di farcele noi....principesse senza principe e con troppi rospi da baciare, di qualità scadente però, ovvero quelli che non si trasformeranno mai in principi.

Chiediamocelo noi: quanto meriti tu tutto questo???

Se è vero che l'amore è gratis, allora non dovrebbe essere troppo complicato riceverne in cambio. Ma niente, noi ci facciamo domande solo sul nostro modo...sarò stata troppo aggressiva? sarò stata troppo pretenziosa? avrò detto/fatto qualcosa di sbagliato? se mi metto i tacchi da zoccola, sembra che gliela voglio tirare con la fionda?? Se gli dico che questo suo modo non mi piace, poi non vorrà più vedermi? Magari si offende? e continuiamo a domandarci quanto siamo giuste per loro, quanto siamo belle, intelligenti, disponibili, pronte a lanciarci nel vuoto con un paracadute....E BASTA!!! suvvia basta!!!

Ma che siamo sceme??? …questa domanda non ha bisogno di risposta, è retorica...la risposta è SI di default. Più che sceme direi cretine.

Siamo lì, a pendere dalle loro labbra, siamo lì ad aspettare un momento di gentilezza, un attimo di generosità, uno sprazzo di affetto....piccolezze, talmente piccole da venire definite con un termine usato per parlare di POCO.

POCO, sarebbe lo sforzo che farebbero per dare di più.

POCO. Questo è il valore che noi ci attribuiamo. POCO. Se permettiamo a questi "signori" di concederci le briciole del loro essere, un minimo di attenzione e momenti insignificanti e quasi inesistenti di importanza e affetto, POCO è il valore che noi stesse ci attribuiamo.

Impariamo a fare le principesse quando serve.

Non a tirare su con il naso e far scivolare la lacrimuccia per avere un po' di attenzione, ma a tirare su le spalle e dire "salvati amico!io valgo molto di più".

Impariamo a chiedere ciò che vogliamo, impariamo a prendere ciò che ci serve, impariamo a smettere di dare e basta, senza chiedere niente in cambio.

Perchè noi siamo comprensive, siamo affettuose, siamo attente, siamo delicate....e quindi non ci permetteremmo mai di urtare la loro sensibilità, di farli sentire in difetto, di chiedere più di quanto ci venga concesso.

Noi siamo presenti, sempre, siamo lì ad aspettare un gesto e una parola che non arriveranno mai....Al contrario arriveranno rifiuti, arriveranno appuntamenti annullati, arriveranno delusioni, arriveranno pacchi...

Ovvero arriverà esattamente quello che abbiamo chiesto all’universo con il nostro comportamento...poca importanza, scarsa considerazione, nessun momento di affetto, zero emozione...frustrazione al 100 x 100...ma poi non è concesso lamentarci con loro....loro danno solo in base alle nostre richieste.

E allora ravviviamoci i capelli, trucchiamoci questi occhi stanchi e spenti, indossiamo il sorriso più bello, prima di tutto nel cuore e nello sguardo e diciamoci la parola magica: tu sei un gioiello prezioso e meriti di essere trattata come un gioiello prezioso....la spazzatura va ai maiali, ricordalo...ma i gioielli preziosi vengono custoditi e apprezzati con dedizione e amore!!!

Questa è la nostra strada, quella da percorrere a testa alta, brillanti e scintillanti come i diamanti...perchè noi siamo diamanti e come tali dobbiamo essere trattati, prima di tutto da noi stesse !!

sabato 18 dicembre 2010

Amore tra un uomo e una donna....Amore tra donne...

L'amore…

perchè smetti di amare una persona?
perchè l'amore viene e va?
cosa è quindi l'amore tra uomo e donna ?
perchè l'amore tra donne non finisce e tra uomo e donna si?
le donne cambiano insieme donne e uomini cambiano in diversi modi e periodi? perchè?

Perché si smette di amare una persona?


Credo che se l’amore è stato importante non si smette mai di amare una persona, l’amore resta. Sembrerà assurdo ma, se è stato importante, l’amore resta per sempre, quello che cambia sono i progetti, quello che cambia sono le speranze.

Quando ci si rende conto che si è cresciuti in modo diverso, che non è possibile condividere una vita insieme, ALLORA si smette di riporre le proprie aspettative su quella relazione e si smette semplicemente di progettare una vita insieme a quella persona. Si inizia a vivere quella relazione in modo diverso si coglie l’attimo, si vive il momento, il qui ed ora assoluto e senza progetti.

Io amo ancora tutti gli uomini della mia vita che sono stati importanti, li amo di un amore che nasce dal profondo, sono le situazioni vissute che sono cambiate e ci hanno reso diversi e hanno reso le prospettive e i progetti diversi. Amo ancora le persone che sono tuttora presenti nella mia vita, con le quali posso ancora condividere una relazione, le persone che ancora posso conoscere e alle quali posso donare me stessa, ma questo non significa avere la certezza di una relazione amorosa con queste persone, o con una di esse in particolare. Quando la realtà viene percepita e affrontata in modo diverso, ci si adatta alla situazione, si mettono via le aspettative e le speranze, ma l’amore resta, e quello può crescere se alimentato, oppure rimanere lì, dentro al cuore, come ricordo di un momento magico da non dimenticare.

L’amore tra donne, tra amiche, è diverso.

E’ un altro tipo di amore. E’ un amore senza frizioni, è un amore spontaneo e diretto, senza aspettative reciproche ma solo condivisione di aspettative individuali. Con una donna non fai un progetto di vita insieme ma un progetto di amicizia e condivisione, e non hai l’obbligo (dettato dalla convivenza) di condividere tutto, come invece accade in una relazione. Per questo l’amore tra donne, tra amiche è un amore che funziona.

E poi una donna parla la tua stessa lingua, sa comprendere uno sguardo, conosce le tue intime emozioni. Tra uomo e donna, sarà che (come dicono) usiamo i 2 diversi emisferi del cervello, ma spesso c’è bisogno di tradurre, perché la lingua che si parla è inevitabilmente diversa.

Le donne cambiano e lo sanno fare insieme, condividendo e supportandosi a vicenda nei momenti di sconforto.

Gli uomini hanno dei ritmi di crescita diversi, e hanno ritmi di crescita individuali.

Le donne parlano in gruppo, condividono pensieri, emozioni, lacrime, sorrisi.

Gli uomini al contrario difficilmente aprono il proprio cuore agli amici, piuttosto escono a bere una birra, giocano a calcetto, fanno un giro in moto, si distraggono diversamente e per risolvere i propri problemi o dubbi parlano di cose che a noi donne sembrano superficiali, ma in realtà usano solo un linguaggio diverso.

Quando devono affrontare importanti cambiamenti, spesso preferiscono isolarsi, magari partire per un lungo viaggio alla ricerca di sé, o chiudersi dentro i propri pensieri.

Sono stati scritti molti libri sulle differenze di linguaggio tra uomo e donna. Sono stati girati molti film.

La realtà credo sia questa però: siamo complementari e come tali non possiamo fare a meno gli uni degli altri. Credo che il bello sia proprio questo, continuare a dialogare, non smettere mai di parlare e di conoscerci e dare spazio, fare pace, e smetterla con tutte queste seghe mentali su quello che gli uni pensano degli altri, molto spesso si tratta solo di seghe mentali, alla fine le cose sono davvero molto più semplici e lineari…e poi se abbiamo ancora dubbi, chiediamo spiegazioni, facciamo domande, o semplicemente prendiamoci per mano.

mercoledì 15 dicembre 2010

Anime inquiete...


A volte siamo solo anime inquiete. Per questo motivo le cose sembrano non andare mai nel verso giusto.

Spesso ad esempio desideriamo trovare il grande amore, ma poi quando lo abbiamo ci sentiamo instabili, come se ci mancasse qualcosa. Non si riesce semplicemente a vivere l’attimo per quello che è, senza aspettative future, senza progetti, senza pianificare una vita insieme. Godere del presente per ciò che è, senza mettere davanti ai nostri occhi paletti o dubbi.

Capita a volte di guardare quei film romantici, di amori impossibili, di incontri improbabili, persone che si inseguono, che vivono le avventure più strane e che poi alla fine si incontrano, si guardano e si promettono amore eterno. Bello e romantico.

Nella vita reale però non è sempre così. O meglio, i casi in cui è veramente così sono talmente rari.

O semplicemente…forse siamo noi che non ci crediamo più, o forse non ci abbiamo mai creduto?

Forse ci sono persone più dotate di altre, persone più portate per l’amore romantico, per i sorrisi di cuore, per emozionarsi con poco, per trovare il grande amore di tutta una vita, persone che credono che sia possibile.

Sono quelle ragazze che hanno in camera da letto il baule della nonna, con dentro il corredo pronto, i merletti e i pizzi, quelle ragazze che ogni tanto aprono quel baule con gli occhi sognanti e si misurano l’abito da sposa tramandato da generazioni, specchiandosi nei loro occhioni romantici e sognando il grande amore di una vita, perché sono assolutamente certe che quel grande amore arriverà!

La realtà è proprio questa. Ci sono persone che hanno smesso di crederci, o forse non ci hanno mai creduto….

Essere anime inquiete si riversa su tutto.

Anche sul lavoro. Studiare tutta una vita, lavorare, apprendere, imparare, viaggiare, sacrificarsi, perché sappiamo che prima o poi la nostra vita sarà esattamente come la vogliamo. E poi fermarsi a guardare e non vedere un progetto reale, non avere idea di ciò che si vuole, si lo sappiamo, a grandi linee però, ma se qualcuno ci chiede: tu cosa vuoi fare da grande? …. Rimaniamo un attimo a fissare il vuoto, senza una risposta precisa in testa, senza una risposta precisa da dare.

Siamo anime inquiete….e non ci accontentiamo mai e siamo sempre in viaggio, sempre in movimento.

Accontentarsi non vuol dire non lottare per le proprie idee e per i propri obiettivi. Accontentarsi vuol dire rilassarsi. Guardare a ciò che si ha più spesso rispetto al guardare a ciò che non si ha continuamente, e lasciare che la nostra anima si calmi un po’, che trovi pace, e in quella pace che riesca a capire quello che vuole.

Spesso serve solo un po’ di silenzio….

martedì 14 dicembre 2010

Le persone non cambiano….ne siamo davvero sicuri?

Spesso sentiamo pronunciare la frase: le persone non cambiano, è inutile anche solo provarci, perché quello che è tondo non diventerà mai quadrato….trovate un riferimento a quest’ultima frase anche su questo blog. E continuo a sostenere che sia così, ovviamente quando parliamo di un cambiamento radicale, …ma è davvero così???

Ma per la scienza il cambiamento è l'unica costante: l'energia e la materia si trasformano. Pertanto è innaturale cercare di non cambiare.

Quindi le persone cambiano.

E il cambiamento è evidente nella capacità che abbiamo tutti noi di adattarci alle variazioni della nostra vita. L’evoluzione è il più grande cambiamento al quale tutti siamo sottoposti da quando l’essere umano ha messo piede sulla terra ed è un cambiamento che continua e continuerà finché non ci estingueremo o semplicemente finché non diventeremo qualcos’altro a forza di cambiare.

Quello che però ci fa soffrire e ci complica la vita dal punto di vista del cambiamento e delle relazioni nella gestione dell’emotività, è che la realtà cambia ma il voler restare aggrappati ai ricordi, a ciò che era, è innaturale.

Quindi non è che le persone non cambiano. Semplicemente le persone credono di non cambiare, e vorrebbero fortemente non farlo.

E soprattutto noi vorremmo che le persone non cambiassero, nemmeno dopo un trauma, nemmeno dopo un lungo viaggio in Tibet alla ricerca più profonda di sé, nemmeno dopo un coma profondo, nemmeno dopo un milione di anni.

Ma qual è il giovamento in tutto questo? Che cosa otteniamo di buono dal voler rimanere radicati, incollati e aggrappati ai nostri ricordi, alla nostra sofferenza, alle nostre paure? Direi che la risposta varia tra: niente e altra sofferenza.

Esatto è proprio così.

Niente. Perché dovremmo imparare a evolverci noi per primi.

Altra sofferenza. Perché le situazioni che ci hanno fatto soffrire una volta, sicuramente ci faranno soffrire ancora se non impariamo il modo, nuovo, di affrontarle e se ripetiamo costantemente ed incessantemente gli stessi schemi.

Quindi il primo cambiamento reale deve avvenire in noi.

Perché se non la smettiamo di attribuire all’esterno delle responsabilità che invece sono solo nostre, allora la sofferenza sarà garantita, nonostante l’evoluzione.

Il primo passo verso il cambiamento quindi è accettare che questo avvenga.

E poi muoversi di conseguenza per cambiare in noi quello che ci fa stare male, che ci fa ripetere i soliti schemi, che ci fa rivivere le solite sofferenze, che ci fa trascorrere ore di infelicità a piangerci addosso.

Ha poco senso continuare a fare la vittima se poi non facciamo niente per cambiare la nostra situazione.

Smettiamola di riversare sugli altri le nostre aspettative e le nostre necessità, perché alla fine è ovvio che verremo delusi, gli altri non sono venuti al mondo per risolvere i nostri problemi e le nostre tragedie emotive.

Ognuno dovrebbe assumersi la responsabilità delle proprie necessità ed aspettative. Solo così ci si comporta in modo adulto e si riesce a procedere nel processo evolutivo, a testa alta.

E poi smettiamola di guardarci indietro. Come se avessimo la coda. Nemmeno i gatti si guardano la coda, eppure loro ce l’hanno.

Il tempo procede in avanti, l’evoluzione procede in avanti, gli esseri viventi, siano essi animali o vegetali, procedono in avanti, migliorandosi rispetto all’ambiente circostante. Possibile che solo l’essere umano abbia difficoltà a fare questo?

Cosa ci blocca?



La paura ci blocca. Eccolo lì, il generatore di ansia per eccellenza!

La paura di cosa?

Di perdere le nostre certezze? Ma se le nostre certezze altro non sono che conferme di: sofferenze, legami sbagliati, aspettative, schemi, responsabilità del prossimo sulla nostra vita….allora cos’è che ci terrorizza tanto? Dovremmo essere invece pronti a prendere tutte queste cose, metterle in uno zaino, legarci un bel macigno e buttarle sul fondo dell’oceano, così da perderle per sempre e rimpiazzarle invece con: fiducia, voglia di vivere, desiderio di realizzare le proprie aspettative in autonomia, amare noi stessi, rispettare noi stessi, scegliere quello che ci piace e ci fa stare bene.



Allora forza! Rimbocchiamoci le maniche, prepariamoci al cambiamento e lasciamo andare la paura, perché tutto è nelle nostre mani, l’evoluzione è nelle nostre mani!

domenica 12 dicembre 2010

Quando c’è stata l’evoluzione, probabilmente tu eri in bagno!

Direi che è ora di mettere un punto e andare a capo.

.

Ecco fatto.

Tutto questo perché è veramente giunta l’ora per noi donne di guardare in faccia la verità e, anche se fa male, prenderne atto e renderla uno stile di vita.

Regola numero 1: Non esiste nessuno capace di farci del male.

A meno che non si tratti di un serial killer che ammazza le persone o di un rapitore, torturatore, stupratore, etc…quelli sono i cattivi per eccellenza.

Regola numero 2: Le donne devono imparare dalle esperienze.

Anziché renderle una pista di automobiline elettriche: quelle con la guida metallica sull’auto e il solco sulla pista, dove incastrare la guida metallica, quelle che oltre a quel percorso (e in un’unica direzione per giunta) non si può andare….il solco è la via da percorrere, l’unica possibile!

Posto che non siamo automobiline elettriche e che il mondo non è una pista ad un unico senso di percorrenza, forse sarebbe meglio svegliarsi, trovare uno specchio, sputarci in faccia, darci due o tre pizzicotti per renderci conto che non si è trattato di un sogno ma che era la pura verità e poi mettere un punto e ripartire da ZERO. Che non è Renato (Zero) anche se ascoltarlo potrebbe farci capire la verità più in fretta….

Dopo il punto, ricominciare a scrivere la storia della nostra vita.

Regola numero 3: La storia della vita non deve partire dalla frase : voglio dimenticare tutto.

La storia della vita inizia così: mi ricordo tutto, ogni emozione, ogni sensazione, ogni situazione, e non ho nessuna intenzione di ripetere i miei errori, pertanto GRAZIE all’Universo per quello che mi ha dato fino ad ora, sofferenza inclusa, ma adesso ricomincio da me….e non è poco.

Ricomincio da una storia nuova da scrivere.

Ricomincio dal dirmi che non sono una vittima sacrificale e che semmai io lo sia stata nella mia vita, quell’altare l’ho costruito da sola, e da sola mi ci sono sdraiata, e da sola mi ci sono tagliata i polsi, per guardarmi, compatirmi e dirmi : guarda come TI fa soffrire….

Niente di più sbagliato. Nessuno ha il potere di farci soffrire.

Se noi donne la smettessimo di incontrare un uomo, vestirlo da principe azzurro (aridaje con sto principe….), metterlo su un cavallo bianco, e dirgli : allora tu devi fare così…arrivi, scendi da cavallo, citofoni, io ti dico “saaaliiiii” con la vocina canterina, tu ti sposti la piuma dagli occhi e prendi l’ascensore, arrivi sul pianerottolo e io ti apro, indossando solo 2 gocce di Chanel n 5, e tu mi baci appassionatamente e io mi metto ai fornelli e ti cucino ogni ben di dio, e tu poi mi dici che sono una brava cuoca, e poi facciamo l’amore, e poi io inizio a fantasticare su matrimonio, bambini, casa al mare, casa in montagna, Natale dai tuoi, Pasqua dai miei, i bambini li mandiamo a scuola dalle suore, no dalle suore no, e dove mi porti per il nostro anniversario….e alla fine rendersi conto che ci siamo conosciuti ieri in un pub! …..ma soprattutto che tu stai russando da circa 2 ore mentre io parlo da sola della prossima estate e di come organizzarci….

Certo che ci deve essere qualcosa di strano in noi. E sicuramente LORO (i maschi) se ne accorgono.

Andiamo in un pub la sera con le amiche. Tutte tirate a lucido, con le ciglia finte, i tacchi a spillo, vestite da urlo e incredibilmente bone. Loro ci guardano, ci offrono da bere, ci si siedono accanto e iniziano a parlare. Noi gli dimostriamo che abbiamo anche un cervello e incredibilmente la cosa è reciproca. E così ci si incontra di nuovo e di nuovo. Tutte serate piacevoli in cui noi scopriamo cosa gli piace e “recitiamo la parte alla perfezione”…..

Sai cara, io adoro fare bungee jumping, lanciandomi da un treno in corsa, giù da un ponte e poi sganciare l’elastico e con il mio paracadute precipitare nel vuoto, è così bella la sensazione dell’aria che ti sferza la faccia…e l’adrenalina poi….wow una vera figata!!!

Noi li guardiamo e pensiamo “ma se hai 40 anni suonati, la panza e non sei particolarmente atletico nemmeno con il Kamasutra, e mi vuoi dire che fai ‘ste cose alla tua età, sei pazzo, la nostra storia finisce qui” …. E poi diciamo “ ma daaaaaaiiiiii!!! Ho sempre amato il bungee jumping estremo amore mioooooooooo!!! Quando organizziamooooo???”…..e poi abbiamo anche il coraggio di dare la colpa a loro????

Regola numero 4: Sii te stessa e ammettilo!

E’ meglio essere se stessi piuttosto che incazzarsi sulla cima del Karakorum con quell’uomo che ci ha voluto portare a vivere la vita vera e selvaggia in mezzo alle marmotte….semplicemente per una ragione: LUI non ne aveva idea!!!

Quando impareremo ad avere i nostri bisogni e le nostre richieste e ammettere che esistono? Non per questo troveremo qualcuno che li asseconda, ma almeno la cerchia di persone tra le quali cercare si ridurrà sensibilmente.

Se sei una tipa da french manicure e tacchi a spillo per passare la lucidatrice in casa, certamente il tuo uomo ideale non è il cacciatore di frodo che si toglie il pranzo dai denti con l’unghia del mignolo un po’ troppo cresciuta.

Se sei una da scarpe da ginnastica e tuta anche alla comunione di tua figlia, il tuo uomo ideale non è sicuramente il bancario con le mutande stirate e la cravatta anche per appendere i quadri in salotto….

Rendiamocene conto.

Poi non possiamo passare la vita a spaccarci i maroni vicendevolmente perché : “tuuuu, sei rozzo e non cambi mai ti ho detto mille volte che per levarsi il pranzo dai denti esiste il filo interdentale…..” risposta: ”il filo interdenchè???”

“Tu non cambi mai!”

Regola numero 5: le persone non cambiano, a meno che questa non sia una loro scelta!

Basta con sta menata su come sei e come non sei, e come eri e come non eri. Le persone sono sempre le stesse e non cambiano a meno che non decidano spontaneamente che quello che sono non gli piace più, allora cambiano.

Ma non è compito nostro andare in giro con la squadretta e il goniometro, e prendere le misure e con la bacchettina magica….zaaaac….cambiare la gente a nostra immagine e somiglianza, e poi lamentarci con la frase tipo: “tu non sei più quello di una volta”….si perde la pazienza per molto meno….

Quello che hai davanti è l’uomo che vedi.

Ti piace? Ok. Non ti piace? Cercane un altro.

Ma non puoi far diventare tondo quello che è quadrato!

Regola numero 6: quello che è tondo non diventerà mai quadrato.

Ora direte che il titolo di questo pezzo non c’entra niente con tutto il resto. Ma non è proprio così.

Loro sono così, sono uomini. Sono irrazionali, diretti, criticoni, rozzi e manipolatori. Ruttano, russano, dicono cose assurde e ne fanno di ancora più assurde, sono egoisti, insensibili (se non per le proprie cose), egocentrici, tutto ruota intorno a loro, decidono come gli pare e se ne fregano di te, tu puoi avere dei desideri ma loro ci passeranno sopra con il carro armato, tanto comunque tu sarai sempre lì a preparargli il pranzettino in perizoma. Sono uomini, sono fatti così: prendere o lasciare! Ed è inutile che ci sorprendiamo. Loro sono fatti così, e sono così! Quando vediamo cose che non esistono, apriamo gli occhi: siamo noi che ci stiamo ricamando sopra….non sono loro diversi….perchè??

Il perché è semplice: Tesoro, quando c’è stata l’evoluzione, probabilmente tu eri in bagno!

sabato 11 dicembre 2010

Diego...

Oggi penso a te! Ascolto Luvi cantare e penso a te!

Ai giorni passati in spiaggia a suonare la chitarra, alle sere in piazza seduti su un gradino tu e io ragazzini a parlare dei massimi sistemi della vita e alla fine scrollare le spalle e scoppiare in una risata.

Oggi penso a te, amico mio.

Sarà anche questo sole pallido, questo freddo che mi fa stringere nelle spalle e qui seduta, ascolto una canzone….”e tu non ci sei”…, dice il testo, cantata dalla nostra amica Luvi…ti ricordi quanto era piccola? Quanto era insicura, e guardala ora…così donna, così forte, così bella…

Non ti ho mai dimenticato e ti porto nel mio cuore…

Penso spesso alla tua solitudine, alla tua tristezza, al tuo sguardo perso nel vuoto…

Hai spezzato la tua vita, non hai avuto nemmeno il tempo di chiedere aiuto, non ti sei dato nemmeno il tempo di chiedere aiuto….

Ti ricordi? Ero a Milano qualche mese prima…Ti ho chiamato dal telefono della fiera, e abbiamo chiacchierato, eri tu, eri sereno, ancora una volta i massimi sistemi della vita e ancora una volta finire con una scrollata di spalle e una fragorosa risata….

Il nostro non era un rapporto di intensa e lunghissima amicizia, ma era un’intesa speciale, bastava uno sguardo per capirsi…e la tua chitarra, e un gradino in piazza, quel gradino che è vuoto adesso, senza di te amico mio…

Ci vuole così poco...basta davvero poco, e quanta disperazione in un momento. Quanta solitudine, quanta tristezza. E invece basterebbe poco, basterebbe prendere in mano un telefono chiamare qualcuno e dire : "vieni qui perfavore, ho bisogno di non restare da solo"...Siamo così stupidi e così orgogliosi a volte...abbiamo paura di sentirci rispondere ancora una volta "No", e lasciamo che la vita scivoli via, così in un istante di disperazione, dalle nostre mani...

E’ bastato così poco, uno stato d’animo, un momento di solitudine, una corda al collo…, il mio telefono che squilla… ti voglio bene amico mio, ovunque tu sia adesso, io non ti dimentico…

venerdì 10 dicembre 2010

RISVEGLI



Quanto siamo disposti a fare per una persona credendo di amarla e di volere lei, in tutto l’universo, e crederci fermamente, per poi risvegliarci sul fondo del barile, totalmente raschiato dalle nostre unghie?


Quanto siamo disposti a credere, scambiando un sorriso per dolcezza e un abbraccio per amore, e poi renderci conto che tutto questo non era altro che frutto della nostra fervida immaginazione…? Immaginazione tutta impegnata a creare castelli in aria in cui andare a vivere con il nostro principe azzurro, quello delle favole…e poi renderci conto che basta un soffio di vento per far svanire il sogno e con lui il principe azzurro…

Renderci conto che basta un bicchiere di vino in più e lui che, invece di perdere le inibizioni e baciarvi appassionatamente, si addormenta a bocca aperta sul divano…e russa per giunta, lasciando voi stavolta a bocca aperta ma clamorosamente lucide a chiedere a voi stesse e all’universo: chi è questa persona che russa fragorosamente sul mio divano? È davvero costui l’uomo con il quale vivere una favola d’amore, e arredare il castello in aria così minuziosamente costruito, con tanto di volte a botte e giardini pensili e patio e ruscello con pesci rossi….??


Direi di no risponde la vocina dentro la vostra pancia…anzi coglierei il momento per infilargli un dito in bocca, vederlo tossicchiare, risvegliandosi come da un coma, per dirgli “è tardi, dovresti alzarti e andare a dormire a casa tua”… sempre con la dolcezza che vi contraddistingue, ovviamente.

Risvegli, il titolo del mio pezzo, non si riferisce solo all’umano in coma etilico sul mio divano, ma soprattutto all’umano in coma emozionale che vive dentro di me, dentro di noi, donne, che guardiamo i nostri compagni, amanti, mariti, vicini di casa e ci domandiamo ancora se è il caso o meno di credere nella favola e sognare un amore unico, sognare che il nostro uomo diventerà proprio quello: lui che ti accarezza i capelli, che ha occhi solo per te, che ti prende dolcemente la mano, che ti bacia promettendo la vita eterna, che accarezza il tuo pancione, immaginando già di cullare quel bimbo, sorridente…lui che è lì per te, al tuo fianco, felice di essere il cavaliere dall’armatura scintillante pronto a lottare per te fino alla morte….AH!...(…principio di risata sarcastica…)

Risvegliamoci invece e guardiamoli mentre dormono. Invece di accoccolarci contro i loro corpi caldi e avvolgenti, apriamo gli occhi, accendiamo la luce e puntiamola verso di loro, guardiamoli mentre, in coma, sono lì e russano beatamente (rendendo tra l’altro il vostro sonno un inferno) e si rigirano nel letto spostando masse di coperte e arrotolando cuscini, e voi insieme ai cuscini, per sentirsi più comodi, per assumere la posizione giusta, ovvero quella che gli consentirà di russare proprio lì…nel vostro orecchio! Risvegliamoci invece e ascoltiamoli dormire, emettono rantoli improbabili e parlano….di cose incomprensibili, e vi chiamano con nomi di altra gente, e cercano di strangolarvi nel sonno, e vi spaccano un labbro con la mano, mentre girandosi a balzi si aprono come capesante girate sulla schiena e lasciate a seccare al sole…



E quando si alzano da quel divano, dal quale voi probabilmente non li avreste cacciati, se fossero stati semplicemente meno comatosi e più appassionati e desiderosi di essere proprio lì, vi guardano, sorridono, e imboccano la porta senza voltarsi indietro…

In quel momento ad alcuni sembrerà crollare il mondo addosso, ma stranamente, dopo averli guardati bene durante il nostro stato di estrema lucidità e il loro rantolante sonno, l’unica cosa che provo è uno stato di sollievo, l’unica cosa che mi passa per la testa è “risveglio”…Risveglio da un coma, risveglio da un illusione, risveglio dalla paura di restare sola, risveglio dall’amore vissuto, provato, estremizzato, risveglio dalla tristezza, risveglio in questo mondo che ancora mi appartiene e che è mio, per me, come una pagina vuota su cui scrivere tutto ciò che voglio, tutto ciò che è esattamente il meglio per me, e il meglio non significa accontentarsi…tu puoi tutto, puoi essere tutto, puoi avere tutto ciò che desideri….e allora svegliati e inizia a scrivere le pagine del libro della tua vita, e lascia indietro tutti quelli che, ancora in coma etilico, non hanno capito che la cosa che veramente gli manca, nonostante la felicità, è quella di averti incontrato e aver avuto la possibilità di amare te, essere meraviglioso, e di non averlo fatto….