Io accetto totalmente l'essere umano, così com'è, perchè solo in questo modo si può trasformare.
Certo, io ti accetto così come sei, ma il mio accettarti non significa che devi rimanere come sei: la mia accettazione significa che comunque tu sia, io ti rispetto, ti amo....

Io sto tentando un metodo totalmente diverso. Ti accetto così come sei, ma questo non significa che voglio che tu rimanga come sei. Ti amo come sei, ma ti amo perchè in te hai un enorme potenziale, una possibilità infinita di crescita: basta solo un piccolo sforzo, e puoi diventare luce per te stesso. (Osho)

mercoledì 26 gennaio 2011

Dietro questa maschera.....lo sai ci sono io

In questi giorni ho avuto modo di parlare con molte amiche e di vedere molte trasmissioni TV e riflettevo...

Riflettevo sulle relazioni umane, sugli errori che si commettono e su tutte quelle relazioni non andate in porto per chissà quale motivo.

Sono molte le donne che credono di essere sbagliate, di aver sempre fatto scelte sbagliate, di essersi lasciate abbindolare da relazioni fasulle, da “bugiardi” che hanno saputo raccontare la storia giusta al momento giusto e loro, prese da una sindrome a scelta tra quella della crocerossina, di cenerentola, della schiava, non hanno saputo difendersi da queste relazioni. Dimenticando però che gli uomini non sono tutti uguali.

Molti uomini invece, traditi dal loro primo ed unico amore sul quale hanno riposto tutte le speranze e i sogni di una vita, dimenticano come si fa ad amare. Anche loro dimenticano che le donne non sono tutte uguali e chiudono a chiave il proprio cuore, lo mettono in una cassetta di sicurezza e lo ibernano per il resto della vita. Vivendo per contro tante relazioni, tutte superficiali perché incapaci di lasciarsi andare, ancora, a quella cosa che li ha pugnalati alle spalle e che si chiama amore.

In realtà la verità è un’altra: non esistono persone sbagliate, uomini sbagliati, donne sbagliate ma sono le maschere indossate che portano inevitabilmente alla fine di un rapporto. Sono le maschere indossate che ci condizionano al punto da renderci addirittura diversi da noi stessi.

Questo significa che TUTTI noi indossiamo una maschera a seconda delle situazioni che viviamo, a seconda dei rapporti che creiamo con il prossimo. Ma soprattutto indossiamo una maschera prima di tutto con noi stessi.

Noi donne amiamo dare la colpa agli uomini perché questo ci deresponsabilizza e ci fa sentire più forti, o meglio sostiene il nostro ruolo di donne indifese abbindolate da “storie” fasulle che ci vengono raccontate. Gli uomini d’altro canto amano dare la colpa alle donne, troppo piagnucolose, troppo pretenziose, troppo esigenti, donne che vogliono le risposte a tutte le domande ancora prima di averle fatte.

E’ di questo che parliamo infatti, del fatto che ogni persona alla fine indossa una maschera prima di tutto per raccontarsi delle verità in cui credere. Queste verità però rischiano di essere un alibi per non vivere la vita ma semplicemente per raccontarsi la versione della vita che ci piace di più.

Un uomo non ci ama ma ci guarda con affetto ed ecco che noi riponiamo in lui tutte le speranze e tutti i sogni e ogni suo gesto diventa un momento magico, reale solo nella nostra testa.

Una donna vi sorride e vi dice che va tutto bene, ed ecco che ci si sente autorizzati a credere che ogni nostra azione verrà compresa, giustificata e sostenuta.

In realtà entrambe le versioni fanno parte di quell’innumerevole quantità di maschere che ogni giorno indossiamo per relazionarci con gli altri, per relazionarci con noi stessi, per non accettare delle verità che troppo spesso ci metterebbero davanti a situazioni in cui assumerci la responsabilità totale di ogni pensiero e azione.

Senza maschera saremmo costretti a dire la verità, ad essere noi stessi, a non nasconderci più. Senza tutte quelle maschere che condizionano le nostre azioni, nel bene e nel male.

Non ci rendiamo conto che spesso indossiamo una maschera perché non siamo capaci di attribuirci il giusto valore, fingiamo di essere altre persone perché riponiamo sugli altri tutte le nostre aspettative, chiediamo agli altri di darci un valore e quando queste aspettative vengono deluse, crediamo di essere noi la delusione e ci svalutiamo. Non ci rendiamo conto però che il valore di ognuno di noi non può venire dagli altri. Nessuno può darci un valore se non noi stessi.

Ma quindi quando Oscar Wilde diceva “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero” aveva ragione?

La maschera di cui parla Wilde, al contrario è quella vera, quella di carnevale, quella del travestimento, una maschera dietro la quale celare il proprio volto e quindi sentirsi liberi di essere veri, senza temere il giudizio degli altri.

Anche queste sono maschere che indossiamo ogni giorno: quando passiamo il tempo libero sui network, quando lavoriamo dietro ad un telefono, dietro ad un computer.

Ci sono persone talmente abituate a relazionarsi con gli altri da dietro uno schermo, da non riuscire ad essere se stesse quando le si incontra dal vivo. Persone brillanti capaci di dare tantissimo a parole, in una chat, ma totalmente incapaci di stabilire un contatto umano e di dare altrettanto in un rapporto non virtuale…ma forse questa è un’altra storia…

Ma cosa nascondono queste maschere?

Come diceva Renato Zero: dietro questa maschera c’è un uomo, ...lo sai ci sono io…

E il mio amico Enrico mi chiede: ma se invece fossero le maschere a farci incontrare e farci innamorare e con il tempo, queste maschere si deteriorassero facendo uscire allo scoperto quello che realmente siamo???

domenica 16 gennaio 2011

“Relazionarsi richiede tempo e impegno”….ma dai???

Ieri sera sono uscita con alcuni amici, siamo andati ad una serata in un locale e nel nostro gruppo c’erano molte donne, alcuni uomini, tutte più o meno persone piacevoli (non ho avuto modo di chiacchierare con tutti). Alla fine abbiamo anche parlato di relazioni, di quanto sia complicato trovare qualcuno che ci piaccia e farglielo sapere.


Ho constatato che gli uomini di questa città non ci provano, non si buttano, non cercano di conoscere le donne che incontrano…”forse perché hanno timore di essere rifiutati..” ho pensato io…e invece NO non è per quello, anche se certo la paura del rifiuto esiste, ma non li ferma…non lo fanno semplicemente perché le donne “se la tirano”….” I beg your pardon???” -.-

Che significa che le donne se la tirano??? Le donne se la DEVONO tirare, in quanto principesse e prede, e gli uomini ci devono continuare a provare, in quanto cacciatori…


Ma mi sa tanto che questo concetto ormai è superato, specialmente nella testa di alcuni uomini…che sono STANCHI già dai blocchi di partenza, non ne hanno più voglia, inventano scuse per evitare di partecipare alla competizione: “ho il raffreddore”, “sai ho avuto un sacco di impegni”, “appena arrivato da un viaggio internazionale di 30 ore, sono ancora sfasato”…ma che mondo è questo?? Un mondo dove le donne se la tirano, si mettono i tacchi alti, si truccano e si vestono bene per esaltare la propria bellezza e per attrarre VOI uomini e in tutta risposta voi le ignorate, perché se la tirano??

“Si, perché le donne sono dengose”…. “what???definire dengose please?”….”rompicoglioni”…. “ah…ok”….parliamone va bene??

In un’altra vita forse avrei detto “è assolutamente vero, le donne sono davvero rompipalle”, ma adesso dico STOP.

Le donne sono DONNE…e si, sono “dengose” (per i non nativi piagnucolose, alla ricerca continua di coccole, per dirla in inglese “soppy”, più facile da cercare su wikipedia)…ma il cosiddetto denghi fa parte del gioco, fa parte del ruolo di “sesso debole” che richiede attenzione e protezione…Mi stupisco invece degli uomini che non abbiano ancora capito niente???

….ok, l’evoluzione non è stata necessariamente un’esperienza per tutti, ma qui siamo al primo livello, e parlando in termini di ruoli e di giochi di ruolo : non c’è bisogno di ammazzare il drago per capire che è un gioco e che voi, se volete vincere il videogame “La patata questa sconosciuta” dovete necessariamente partecipare…

Partecipare significa che lei non riderà a tutte le vostre battute, sempre che ne facciate qualcuna; che non vi manderà lei il primo sms per invitarvi ad uscire; che vi dirà che ha troppi impegni per uscire con voi la prima e la seconda volta che la inviterete (e forse anche la terza); e che non vi richiamerà se non avrà risposto alle vostre chiamate…. Questo è un lavoro per SuperMan….ovvero l’uomo che è dentro ognuno di voi ma che ha smesso di lavorare, si è messo in cassa integrazione e ha lasciato a VOI il potere gestionale delle relazioni, ma voi non avete ancora capito niente…. Tranquilli, c’è ancora speranza, siete solo studenti al primo anno, ma sono certa che applicandovi un po’, leggendo i segnali, imparando a buttare giù le corazze e ricordandovi che il Cielo ci ha donato UNA vita e che questa non va sprecata tra orgoglio e pregiudizio ma va vissuta appieno, troverete la strada giusta...

Ci saranno i NO, ci saranno i FORSE, ma se saprete essere uomini, cacciatori, predatori e principi un po’ più azzurri e meno azzuri (Ndr: acidi) riceverete così tanti SI da non sapere dove metterle queste donne, dengose, rompicoglioni, ma assolutamente spettacolari sotto tutti i punti di vista….

E allora via, al lavoro…rimbocchiamoci le maniche : noi donne a chiedere e credere che l’uomo giusto esiste, perché LUI c’è nascosto in mezzo a tutti voi, e voi a flirtare e conquistare tutte le donne che vi circondano, senza corazze e senza false scuse per giustificare la pigrizia del Walter (come direbbe Luciana Littizzetto)… ma ridendo, giocando e scherzando e imparando un po’ di buone maniere…e poi…Ueh…uomini!!...mica possiamo andare in giro con un cartello appeso al collo con scritto : LA DO...che ovviamente non ha niente a che vedere con la musica!! …. Facciamolo resuscitare un po’ questo fantomatico testosterone!!!

sabato 8 gennaio 2011

Decidi chi vuoi essere e muoviti....ottienilo!!

“…ma tu sei bella, sei solare, sei allegra e sei una bella persona!” e la mia faccia si è allargata in un sorriso, mentre la mia amica mi diceva queste cose, e mentre le diceva sul suo viso leggevo sincerità e verità.


Ma allo stesso tempo, nella mia testa si è formato un pensiero, un fumetto a forma di punto interrogativo…e quella vocina puntino dentro la mia testa che si chiede: ”io sono davvero tutte queste cose?”

Era come se, mentre lei pronunciava quelle parole, nella mia mente ci fosse l’immagine di un’altra persona che non sono io, ma lei parlava proprio con me…e allora perché io non riuscivo a vedere ciò di cui lei stava parlando? Perché io non riuscivo a vedere quello che vedeva lei?

Non fraintendetemi, io so di essere una bella persona, so di valere e so di non essere stupida, ma proprio per questo, so anche che spesso non riesco ad esprimere tutto l’amore per me stessa come vorrei, so che spesso devo amarmi di più e soprattutto crederci di più, smettere di trascurarmi, smettere di sentirmi abbandonata…ma poi, abbandonata da chi??

Da tutti quegli uomini insulsi e autoreferenziali che hanno usato la mia buonafede, il mio amore e la mia dedizione, come fossero carta igienica e alla fine se ne sono andati, soddisfatti, tirando lo sciacquone ed io lì “scaricata” come un rifiuto a sentirmi abbandonata, mollata, inutile, rifiutata insomma!

Sono queste le persone da cui io mi sento abbandonata???

E allora la mia amica ha ancora più ragione: “l’unica persona che ha abbandonato te stessa, sei tu! Fai fatica a credere alla verità di essere bella e di valere, e ti bevi le idiozie che questi uomini insulsi ti rifilano come fossero acqua fresca???”

Pensandoci dall’esterno, lei ha ragione. L’unica persona che ha veramente abbandonato me stessa sono io.

Questo dipende dal fatto che noi attribuiamo alle persone che incontriamo nella nostra vita un valore e poi su quel valore costruiamo anche il nostro valore…ma il valore che noi diamo a questi “personaggi” è fasullo, perché non è reale, loro non valgono realmente quanto noi gli attribuiamo, perché siamo sempre noi che determiniamo questo valore.

E quando queste persone, a cui noi abbiamo attribuito un valore 100 ci deludono, pensiamo che siamo noi ad essere deludenti, perché entriamo in un meccanismo. Perché il valore che attribuiamo agli altri altro non è in realtà che il valore che vorremmo dare a noi stessi, ed è normale che gli altri ci deludano se tutto dipende da noi, perché gli altri non sono NOI, sono semplicemente ALTRI.

E allora dove sta la soluzione?

Prima di tutto smettiamola di raccontarcela. Continuiamo a basarci sulle parole che vorremmo sentirci dire, sulle cose che vorremmo gli altri facessero per noi, perchè loro non dicono niente, né fanno niente, siamo sempre noi, che dopo avergli attribuito un valore, continuiamo a raccontarcela. Ci raccontiamo che ci pensano, che siamo importanti, che abbiamo avuto un ruolo rilevante nella vita di queste persone, ma intanto loro non ci sono, non ci cercano e ci mettono pochissimo a dimenticarci e non sentire più la nostra mancanza, è sufficiente non rispondere un paio di volte al telefono, e noi ancora lì, a sperare e raccontarcela…

La soluzione è una soltanto ed è questa: decidi chi vuoi essere e muoviti!! Smettila di raccontartela e agisci. Muoviti verso ciò che vuoi essere, rifletti sulle cose giuste, non dare voce a quel puntino che ronza dentro la tua testa, schiaccialo quel puntino, annientalo e metti in pratica la legge dell’attrazione: chiedi, credi, ricevi, ma per fare tutte queste cose devi prima iniziare da TE.



mercoledì 5 gennaio 2011

Il buonumore, questo sconosciuto

Ora, io non voglio dire che bisogna inventarsi per forza una ragione per essere felici, ma piuttosto vorrei dire che la felicità non esiste.

Un attimo…lasciatemi finire prima di iniziare a brontolare!


La felicità, come spesso la intendiamo noi, non esiste perché crediamo che il concetto di felicità sia direttamente proporzionale al mondo esterno, quello che ci circonda, alle persone che frequentiamo, alle situazioni che viviamo, esternamente a noi. Ecco, questa felicità non esiste. E’ un concetto di plastica, ed è un concetto errato.

Con questo concetto in testa, ormai interiorizzato dal nostro essere, viviamo le nostre giornate. Ci alziamo la mattina già con il broncio, ci trasciniamo in macchina per iniziare una nuova giornata di lavoro e imprechiamo contro chiunque incontriamo sulla nostra strada, arriviamo a lavoro e a stento pronunciamo la parola “buongiorno”, e se lo facciamo non accompagniamo questa parola con la sua immagine: un sorriso. Lavoriamo con fatica e contando i minuti che ci separano dalla fine del turno e poi andiamo via, senza per questo godere della agognata “libertà”, ma buttandoci nuovamente in macchina e pensando a tutte le cose da fare : il traffico, il semaforo, pagare le bollette, rigovernare, cercare ed infine trovare il parcheggio,…sempre con la solita faccia contrita, sempre con il solito umore nero che ci accompagna per tutta la giornata e per tutta la settimana. Se questo non bastasse poi, continuiamo a basarci sugli altri, sulle azioni che gli altri compiono nei nostri confronti, su quello che pensano di noi, su quello che le persone che sono o sono state importanti ricordano o dimenticano di noi, e basandoci su questo siamo infelici.

Una relazione finisce e noi ancora ci attacchiamo a lui/lei. Monitoriamo le sue azioni sui social network, estrapoliamo le sue emozioni dai messaggi che lascia o che scarica nella rete e ci convinciamo che, se non avremo di nuovo qualcuno da amare e da cui essere amati allora non saremo più felici….niente di più sbagliato!

Quindi direi che il buono proposito per l’inizio del nuovo anno e per tutti gli altri a seguire è il seguente, essere davvero felici. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario seguire alcune piccole e semplici regole, anzi…ne basta solo una:

  1. Regola: La felicità non è esterna a noi.

“ma certo, è ovvio!” mi sembra già di sentire le voci di qualcuno dire questa frase. Certo che è ovvio, ma è altrettanto facile applicare questa regola nella quotidianità? La risposta è una sola: no.

E lo so perché io non sono diversa da ciascuno di voi.

Quante volte la felicità è dipesa da persone o azioni esterne a noi? Tantissime volte.

Già da bambini. Il rapporto conflittuale con un genitore, un amico che ti risponde male, una interrogazione che non va proprio come avevamo immaginato..ed ecco che l’umore viene condizionato e cambia e con lui tutto quanto prende una piega negativa. E’ come una valanga, da una pallina di neve viene giù tutta la montagna e travolge ogni cosa! ESAGERATI!

Allora facciamo un passo indietro e analizziamo le cose per importanza. Non voglio dire che un’emozione negativa che ha generato in noi tristezza debba essere annullata e razionalizzata. Non siamo mica Terminator! Senza cuore e capace di trasformare tutto in freddi calcoli matematici! Ben vengano le emozioni, ben venga il cuore e soprattutto la pancia in tutto ciò che riguarda un concetto “astratto” come la felicità.

Il nostro passo indietro e la nostra analisi dovrebbero invece basarsi su un semplice concetto: la legge dell’attrazione.

E questo concetto è facilmente dimostrato.

Spesso arrivo a lavoro la mattina e le persone mi dicono (e ne sono felice) “Robi sei sempre allegra tu, mi metti il buonumore”… ma non è difficile sentirsi bene con se stessi.

Prima di tutto iniziamo la giornata con una sveglia più decente.

Non la solita sveglia martellante ma una suoneria più allegra, energetica, frizzante, alzarsi dal letto non sarà un supplizio se la prima cosa che sentiamo appena apriamo gli occhi è una canzone che ci fa venire voglia di ballare e di cantare.

Accendiamo la radio e ascoltiamo buona musica mentre, ancora saltellando, andiamo in bagno per prepararci. Guardiamoci allo specchio e facciamoci un bel sorriso accompagnato da un BUONGIORNO! Laviamoci la faccia con l’acqua fresca e immaginiamo un ruscello di montagna, circondato da fiori e farfalle (magari non tutti riusciranno a farlo, ma si può sempre provare ad immaginare quello che ci fa sentire bene), e poi iniziamo a farci delle coccole, piccole e brevi, senza “perdere tempo”, basta un sapone profumato o una crema idratante. Un bel caffè, se ci riesci qualcosa di buono da mangiare, (io non riesco a mangiare appena sveglia, ho bisogno di almeno un’ora), e poi vestirsi, con un po’ di colore possibilmente, make-up per le signore e via … a lavoro, pronti per iniziare una nuova giornata.

Ma quando siamo fuori, in macchina, continuiamo con la musica, cantiamo o ascoltiamo musica che ci mette di buonumore, e in fila al semaforo o in attesa della precedenza, guardiamo fuori dal finestrino, osserviamo questo mondo che ci circonda che è così bello, se solo noi lo guardassimo con gli occhi giusti.

Questo è un ottimo inizio per far sbocciare il sorriso da DENTRO, e non aspettare che qualcosa cambi FUORI per poter sorridere.

In questo modo, quando il sorriso sboccia da dentro, a sorridere sarà “tutta la faccia” non solo la bocca ma anche gli occhi e il naso :-)

Se ci predisponiamo positivamente al nuovo giorno, ringraziando di esserci, ringraziando di esistere, ringraziando di avere avuto la fortuna in mezzo a milioni di miliardi di atomi di essere NOI, quel mix di cellule con la nostra faccia, non solo la nostra giornata sarà più serena, ma impareremo un nuovo “meccanismo” che diventerà un rituale al quale aggiungere sempre qualcosa di nuovo e di bello, e questo essere positivi, secondo la legge dell’attrazione, funzionerà da magnete, attraendo nella nostra vita fatti e persone positive e allora quella felicità non dovremo più cercarla fuori, perché sboccerà dentro ognuno di noi, e soprattutto perché saremo noi la felicità.

martedì 4 gennaio 2011

Esiste l’anima gemella o siamo tutti anime gemelle a tempo determinato?

E se avessimo già incontrato l’anima gemella?

Ci avete mai pensato? Quante volte riviviamo nella nostra mente le relazioni del passato e ci chiediamo…”e se fosse stata quella la persona giusta?”… e allora iniziamo a chiederci se forse qualcosa non è andato nel verso giusto semplicemente per la nostra difficoltà ad adattarci alle situazioni, per il nostro non accontentarci e per il nostro volere tutto: botte piena e moglie ubriaca e non essere in grado invece di prendere solo il buono che ogni persona porta con sé.

Ma è davvero questa la verità?

Aver incontrato già l’anima gemella e non essercene accorti perché troppo concentrati su noi stessi da non capire che quello era il momento giusto e la persona giusta.

Ma se invece, semplicemente, l’anima gemella non esistesse?

Se fosse solo frutto della nostra fantasia, e se semplicemente l’anima gemella che noi cerchiamo altro non fosse che l’illusione di quel principe azzurro sul quale abbiamo tanto sperato quando eravamo giovani bambine principesse piene di sogni? Se fosse la proiezione di ciò che noi vogliamo e desideriamo con tutto il cuore? Se fossimo noi che gli creiamo un ruolo e gli ritagliamo addosso il vestitino dell’anima gemella. Si tratterebbe quindi soltanto di vedere qualcosa che non c’è, affannarsi a cercare e cercare e ricercare e poi accorgersi di aver vissuto una vita alla ricerca di qualcosa che, nella realtà, non esiste.

Oppure semplicemente: e se il mondo fosse pieno di anime gemelle? Chi più o chi meno “adatto” alla nostra personalità, “giusto” per noi, “perfetto” per crescere insieme i nostri figli. Perché forse in fondo l’anima gemella altro non è che un compagno con il quale condividere la vita, i pensieri, le aspettative e i progetti, qualcuno abbastanza adulto con il quale costruire un futuro di collaborazione e di vita in comune, qualcuno che è disposto ad accoglierti e starti vicino nei momenti difficili, qualcuno con cui ridere e scherzare e con il quale ci troviamo a nostro agio anche in silenzio.

Chi di noi non ha mai incontrato quella persona?

Personalmente ne ho incontrata più d’una nella mia vita. Persone con le quali mi trovavo bene, a mio agio, persone che erano dei veri e propri compagni, persone che mi hanno fatto sentire accolta e amata e “a casa”, persone con cui mi sentivo serena e con le quali ho condiviso un progetto di vita, seppure temporaneo.

Progetti di vita temporanei che in quel particolare momento erano veramente perfetti, ma temporanei. Forse la nostra vita deve essere arricchita da progetti temporanei, perché non siamo fatti per avere lo stesso compagno (o compagna) per sempre. Siamo anime nuove, e come tali abbiamo bisogno di fare esperienza, e chissà che questa esperienza altro non sia se non la conoscenza e la condivisione di “progetti temporanei” con altre anime nuove che a loro volta sono su questa terra per fare esperienza…un’esperienza che può durare per tutta la vita…

sabato 1 gennaio 2011

Il fuoco della passione...è l'unica via possibile

“Anima, in questa vita c’è bisogno di più anima…”

E invece le persone credono che si possa passare in questa vita senza lasciare traccia, per difendersi da sé stessi, per difendersi dalle emozioni, per difendersi dai sentimenti e razionalizzano tutto.

Ma questo non è vivere.

Vivere è provare, sentire, emozionarsi, urlare, ridere, piangere, abbracciare, baciare appassionatamente e vivere ogni momento con passi profondi di profonda consapevolezza, piedi che passano pesanti sulla sabbia e lasciano impronte, lasciano il segno del passaggio di una persona che c’era, c’è stata, di una persona viva.

Io voglio questo!

Voglio amare così, voglio vivere così, altrimenti non sarà vivere affatto…e la vita, l’amore, brucia dentro di me come un fuoco, come il fuoco della passione.

Questa è tutta l’anima che voglio, questa è l’anima che cerco nei rapporti umani, nelle relazioni, nella mia vita…non mi accontento più di una vita tiepida e senza anima.